Istituto Comprensivo San Giovanni Bosco - Benedetto XIII - Poggiorsini
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Scuola Primaria "San Giovanni Bosco" - Gravina

È un edificio ubicato nel centro storico di fronte alla villa comunale, dotato di un vasto piazzale antistante e di un cortile sul retro.
È a due piani, costituito da venti aule, una biblioteca, un laboratorio di psicomotricità per favorire l'attività motoria dei più piccoli e le attività riabilitative degli alunni diversamente abili, mini-aule per attività di recupero, un laboratorio scientifico, uno linguistico e uno musicale, uno multimediale utilizzato anche come sala proiezione, una palestra coperta e una scoperta.

La storia

San Giovanni Bosco: una Scuola che è Storia
Sin dal 1878, il Parlamento affermò il principio che lo Stato dovesse venire in aiuto dei Comuni per la costruzione di edifici per la scuola elementare. Ma, accanto a questo principio, fu stanziata solo una esigua somma per i mutui, con un tasso poco inferiore al normale. A ciò, se si aggiunge che dal 1878 al 1911 le leggi votate dal Parlamento per favorire l’edilizia scolastica, non “convinsero” della loro efficacia specie i Comuni meridionali è facile intuire in che stato deplorevole si presentava nel primo decennio del ‘900 l’edilizia scolastica nel Meridione. Ad ovviare ai giudizi sfavorevoli mossi dai Comuni sulle norme fin qui emanate, giunge il varo della legge 4 giugno 1911, n. 487, con la quale i Comuni vengono invogliati a provvedere alle costruzioni di edifici scolastici mercè il prestito con la cassa Depositi e Prestiti, con benefici di gran lunga maggiore, rispetto alle norme precedenti, specie in ordine alla concessione dei mutui. L’Amministrazione Comunale di Gravina, pertanto, che ad aule scolastiche aveva accomodato alcuni vani di ex monasteri, umidi e con vistose lesioni, presenta nello stesso anno, al Corpo Reale del Genio Civile un progetto riflettente la realizzazione di un edificio scolastico. Dietro suggerimento dello stesso Corpo Reale del Genio Civile e del Medico Provinciale vengono apportate dall’Amministrazione Comunale le dovute modifiche, atte a conformare il progetto alle prescrizioni regolamentari, e il progetto viene approvato con decreto prefettizio dell’ 11 giugno 1913. Il manufatto doveva sorgere, per la maggior parte, su un suolo di proprietà comunale previa demolizioni del fabbricato “ La Cavallerizza” e su un’area limitrofa di proprietà privata. Costo dell’opera pari a ₤ 198.000, importo che il Comune ottiene dalla Cassa Depositi e Prestiti nel 1915. Propedeutico alla gara d’appalto il piano particolareggiato di esecuzione per l’esproprio di pubblica utilità, prontamente redatto. Ma ora tutto deve interrompersi bruscamente. L’Amministrazione Comunale si trova a fronteggiare difficili situazioni di emergenza relative agli avvenimenti bellici e costretta a rimandare la soluzione dei molteplici problemi, tra i quali anche la realizzazione dell’edificio scolastico. Solo nel 1924 la pratica relativa alla costruzione dell’edificio scolastico viene ripresa per quantificare il nuovo costo di realizzazione dell’opera. Ci vogliono ben 872.000 lire! Intanto con Regio decreto 7 luglio 1925 n. 1173 il servizio dell’edilizia scolastica, dal 1925 al 1937, viene affidato ai Provveditorati alle Opere Pubbliche, organi decentrati e istituiti appunto per studiare direttamente e da vicino i bisogni dei singoli Comuni. Nel 1930 l’ingegnere Francesco De Martino redige, per conto dell’Amministrazione Comunale, un nuovo progetto. Molti intoppi burocratici che man mano si presentano vengono neutralizzati grazie all’opera febbrile del podestà dott. Domenico Nardone. Grazie a questo rigido amministratore delle cosa pubblica il progetto viene ben presto approvato. Inoltre, poiché parte del suolo comunale, dove deve sorgere l’edificio scolastico, era stato concesso da molto tempo a privati per costruire delle piccole botteghe, con l’obbligo di lasciarle, previo rimborso spese, non appena l’Ente locale iniziasse i lavori di costruzioni, l’intervento del Podestà fa risparmiare al Comune ben 33.000 lire, indennizzando i privati con 55.000 lire delle 88.000 lire richieste. Ed ancora, poiché da oltre un anno il decreto di concessione del relativo mutuo giace presso la Corte dei Conti in attesa di registrazione, riesce a smuovere anche tale ostacolo in modo che si possono “bandire le aste”. Nel 1933 i lavori vengono affidati all’impresa Girolamo Candido; il direttore dei lavori risulta essere l’ingegnere Filippo Lacalamita. Nel luglio 1933 tutto è pronto per dare corso ai lavori. Ma se da podestà, il dott. Domenico Nardone sicuramente è soddisfatto per aver raggiunto in poco tempo un buon obiettivo, non lo è altrettanto in qualità di cultore di “ patrie memorie”. Infatti come amministratore ha dovuto e ha proseguito sulla scia di un percorso già in parte delineato da altre Amministrazioni Comunali, ma come uomo di cultura non fa proprio nulla per nascondere la sua disapprovazione espressa per iscritto su Il Giornale d’Italia del 2 maggio 1933 e su La Gazzetta del Lunedì del 15 maggio 1933 : “In questi giorni l’inesorabile piccone dovrà iniziare la sua opera demolitrice su di un antico fabbricato che da secoli veniva indicato col nome di Cavallerizza. La sua demolizione è stata richiesta da nuove esigenze, dovendo farsi luogo ad un’altra e più importante costruzione: l’edificio per le Scuole elementari. Così scomparirà da Gravina, non un’opera d’arte degna di essere conservata, ma una storica reliquia d’una fiorente industria che dal 14. secolo a tutto il 18., rese celebre la nostra città per le sue bellissime mandrie di cavalli, conosciuti sotto l’appellativo di Razza Pugliese…”. Ma dopo la demolizione della Cavallerizza, il cuore dell’appassionato uomo di storia locale si riempie nuovamente di gioia, quando, proprio durante i lavori di sistemazione stradale (inverno 1934), e “nel gettare le fondamenta al nuovo edificio scolastico”, vengono alla luce “non poche tombe antiche” con tracce di capanne. Ora il dispiacere accusato per la demolizione della Cavallerizza, fa posto pian piano alla esultanza di ammirare e studiare questa piccola ed intatta necropoli. Nel frattempo i lavori anche se rallentano per la scoperta, proseguono al punto che l’imponente Edificio scolastico viene terminato nell’agosto del 1936 e inizia a funzionare regolarmente dall’anno scolastico 1936-37. Aule ampie e ariose, salone per la refezione scolastica con annesse cucine, impianti elettrici e docce. L’Edificio scolastico viene inaugurato il 28 ottobre 1936 in occasione del XIV Annuale della Marcia su Roma, con cerimonia brevissima, secondo il rito fascista, alla presenza di tutte le autorità locali, di numerose camicie nere ed iscritti alle varie organizzazioni giovanili e sindacali. Pochi giorni dopo, in occasione dell’Anniversario della Vittoria ( 4 novembre ) dopo aver celebrato la S. Messa in suffragio dei Caduti, per la prima volta proprio sulle gradinate della nuovo fabbricato, il vescovo mons. G.M. Sanna, con il cappellano dell’Opera Balilla e alla presenza delle autorità locali, impartisce la benedizione all’immobile. Il manufatto manca ancora della palestra. I lavori sono stati sospesi in conseguenza delle difficoltà esistenti sul mercato per l’acquisto del ferro indispensabile per la realizzazione del solaio di copertura della stessa palestra. I restanti lavori, specie per le difficoltà incontrate nell’approvvigionamento dei materiali terminano solo nell’estate del 1939. Costo dell’opera, oltre 1.000.000 di lire. Occorre sottolineare che nel 1936 occorrevano 44 aule delle quali 41 nel centro e 3 nelle borgate di Poggiorsini. Il nuovo edificio ne contava 26 e quindi le altre 15 erano così distribuite: 3 nella casa delle Suore Missionarie del Sacro Costato, 5 nel convento di San Domenico e 7 nel vecchio edificio di S. Sofia. Più volte, dal dopoguerra, le autorità locali avevano fatto notare agli organi preposti che il nuovo edificio scolastico da realizzare non poteva contenere tutti gli alunni delle scuole elementari, chiedendo, invano, di costruirne uno più capiente. Pertanto non appena i lavori di costruzione dell’Edificio Scolastico sono terminati l’Amministrazione Comunale di Gravina medita sulla costruzione di un secondo edificio scolastico e di allocarlo nei pressi del rione “Fazzatoia”. Ma i venti di guerra che iniziano a soffiare nel centro Europa ben presto raggiungono le nostre contrade, mettendo nuovamente a dura prova le Amministrazioni locali per nuove e diverse emergenze. Non è possibile pensare neanche a chi “dedicare” l’Edificio Scolastico, che rischierà come altri manufatti di essere bombardato. Solo dopo alcuni anni, dal cessato evento bellico la struttura sarà intitolata al sacerdote ed educatore dei giovani Giovanni Bosco, canonizzato proprio nel periodo in cui erano in pieno fermento i lavori a Gravina per innalzare il complesso scolastico.
dott. Amedeo Visci
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